Deodorizzazione: Gli odori molesti

Gli “odori molesti” provenienti da attività industriali, dal trattamento di rifiuti o di acque reflue inquinate e da quant’altro possa provocarne una immissione nell’ambiente, rappresentano sicuramente uno dei principali motivi di disturbo e di disagio per l’uomo, sia per la sensibilità dello strumento olfattivo umano, sia per la naturale preoccupazione che al fastidio derivante dal cattivo odore possa corrispondere una contestuale esposizione a sostanze nocive.

La legislazione nazionale vigente in materia di tutela della salute pubblica non prevede norme specifiche e valori limite per gli odori. Nelle leggi che regolamentano le emissioni in atmosfera e lo smaltimento dei rifiuti e dei reflui liquidi, si possono individuare alcuni punti che possono, anche se indirettamente, contribuire alla limitazione delle emissioni di odori. Infatti, il D.P.R. 203/88, con le prescrizioni relative alle migliori tecnologie di contenimento e di abbattimento delle emissioni, dovrebbe comportare una limitazione delle emissioni odorose, mentre la normativa in materia di rifiuti (D.Lgs 5 febbraio 1997 n. 22) prevede che le attività di recupero e smaltimento dei rifiuti siano condotte limitando gli inconvenienti da rumori e odori. Analogamente, il D.M. 5 febbraio 1998, inerente le procedure per il riutilizzo dei rifiuti, relativamente ai requisiti degli impianti di compostaggio, prevede l’adozione di requisiti costruttivi atti a prevenire le molestie olfattive.

Come si può notare, il legislatore italiano in materia ambientale comincia ad affrontare il problema degli “odori”, ma solo da un punto di vista qualitativo.
È evidente che la conversione della qualità di un odore in una misurazione quantitativa necessita di idonei strumenti di misura e delle relative unità di misura che esprimano, in numeri, ciò che inizialmente si presenta sotto forma di stimolo sensoriale; solo in tal modo sarà possibile definire dei limiti tali da contenere le molestie, nella fattispecie quelle di natura olfattive.

La Germania ha emanato specifiche norme in materia di tutela dagli odori ai fini del rilascio delle autorizzazioni ai nuovi impianti e dei controlli sugli impianti esistenti.

La Regione Lombardia ha preparato le “Linee Guida” per la costruzione e l’esercizio di impianti di compostaggio; tali linee guida, una volta emanate, costituirebbero il primo riferimento normativo italiano con espliciti limiti alle “emissioni odorose” che, denominate “Effluenti Odorigeni” avrebbero un limite di 200 UO (Unità Odorimetriche)/Nm3.

Ma come si misurano in concreto gli odori?

L’indagine odorimetrica o oggettivazione dell’odore può essere affrontata mediante due diversi approcci: analitico strumentale, per la determinazione quali-quantitativa delle sostanze odorigene e sensoriale per la determinazione della percettibilità e del tono edonico degli odori.
Negli Stati Uniti la questione degli odori, e dei fastidi collegati, riveste un particolare interesse ed esistono vere e proprie “scuole degli odori” per addestrare persone con caratteristiche spiccate di sensibilità odorifera a riconoscere gli odori. Alcuni Stati vantano dei veri e propri corpi specializzati, ed i “Nasal Ranger” rappresentano una realtà esistente ed operante con tanto di diploma di abilitazione.

Ma veniamo agli aspetti prettamente analitici.
Per effettuare l’indagine sensoriale è necessario dotarsi di un “Laboratorio di Olfattometria”.
La maggiore difficoltà nella gestione di un laboratorio olfattometrico sta nel fatto che le misure “strumentali” sono effettuate da persone fisiche (sniffers), il cui addestramento deve garantire la riproducibilità delle misure stesse.
Il campione odorigeno viene inviato ad un sistema di diluizione chiamato “olfattometro” attraverso cui il gruppo di valutatori (denominato panel) giudica la percettibilità dell’odore fino ad arrivare alla soglia olfattiva; così operando si determinano le Unità Odorimetriche, riferite all’unità di volume (metro cubo).

Tra i criteri di scelta dei membri del panel di valutatori vi sono quelli dettati dalle norme tecniche dell’Associazione Tedesca degli Ingegneri (VDI 3881) e dal programma di normativa europea del Comitato Tecnico Europeo di Normalizzazione (CEN TC 264); essi si basano sui seguenti principi fondamentali:
* Età superiore ai 16 anni.
* Divieto assoluto di fumare, mangiare e bere (eccetto acqua) nei 30 minuti antecedenti e seguenti la prova.
* Assenza di malattie o indisposizioni che possano interferire con le capacità percettive. 
La sensibilità specifica di una persona viene testata mediante un materiale di riferimento certificato.
Attualmente l’unica sostanza per la quale è riconosciuto un valore di riferimento è il n-butanolo; per questa sostanza 1 U.O. (unità odorimetriche) è data da 123 µg evaporati in 1 m3 di gas neutro.
Nell’oggettivazione delle sostanze odorigene riveste, comunque, un ruolo fondamentale l’analisi chimica strumentale; essa permette di identificare le sostanze inquinanti e di stabilire una correlazione, se esiste, tra la concentrazione e le Unità Odorimetriche.

Molto spesso, a causa di effetti mascheranti o sinergici delle varie sostanze, è impossibile stabilire una correlazione tra concentrazione e Unità Odorimetriche, in quanto la presenza contemporanea di più molecole può esaltare le proprietà odorigene della miscela, ma può anche ridurle notevolmente.

La ricerca scientifica sta anche approfondendo e mettendo a punto sistemi sofisticati per affiancare ai “sensori umani” anche sistemi strumentali. Il “naso elettronico” costituisce una vera e propria banca dati in grado di poter discriminare gli odori e poter individuare le diverse sostanze contenute nell’atmosfera.

Un’altra tecnica adoperata nelle indagini odorimetriche prevede l’utilizzo accoppiato della gascromatografia e dell’olfattometria: le sostanze separate cromatograficamente vengono inviate contemporaneamente ad un rivelatore e ad un olfattometro, dove uno “sniffer” effettuerà la propria valutazione. Tale tecnica permette di individuare quali sostanze provochino odori molesti e di studiarne le interazioni.

Tutto ciò fa comprendere come il problema della molestia olfattiva sia di grande interesse scientifico e cominci ad avere riscontro anche dal punto di vista normativo.

Ne consegue pertanto la necessità di avviare approfondite indagini per stabilire correlazioni tra odori e sostanze chimiche presenti, per escludere, ove possibile, effetti negativi sulla salute umana, pur dovendo ammettere che già il solo fastidio può essere causa di notevole disturbo.